
Come lo riconosco?
E’ un fungo, appartenente alla classe dei Basidiomiceti (funghi che producono le spore all’esterno di una cellula, in
genere a forma di clava, detta basidio che sulla calotta superiore ha gli sterigmi, piccole appendici, di solito quattro, a
forma di cornetto, sui quali si formano le spore), di piccole dimensioni, cappello di 4÷8 cm di diametro, da convesso a
spianato, infine depresso, leggermente umbonato; cuticola liscia, bianca, opaca e igrofana (che cambia colore quando
assorbe o perde umidità, in particolare la superficie del cappello può diventare più trasparente quando bagnato e più
opaco quando asciutto), come glassata, pruinosa, ricoperta da fibrille (piccole fibre disposte radialmente che fanno parte
della cuticola e non sono da essa separabili) sericee, sotto le fibrille concolore, al massimo un po’ crema.
L’imenoforo (zona fertile del fungo situata nella parte inferiore del cappello) è costituito da lamelle fitte, con lamellule,
da adnate a sub decorrenti, strette (dicesi di lamelle la cui distanza tra l’attaccatura alla carne del cappello e l’orlo libero
è esigua: è il contrario di larghe), biancastre poi gialline, con il filo intero concolore. Il gambo è alto 3-8 cm, spessore
0,3-0,7 cm, da cilindrico a subclavato, appena ingrossato e leggermente fioccoso alla base, bianco, fibroso, elastico, a
volte sinuoso, ricoperto da feltro miceliare alla base. E’ un fungo poco carnoso, di consistenza tenace ed elastica.
Al microscopio mostra spore ellissoidali, 5,0-6,0 x 3,0-4,0 μm, lisce, cianofile (che danno una reazione bluastra a
contatto del reattivo Blu cotone), basidi16-25 x 4-6 μm tetrasporici.
Dove posso cercarlo?
Nelle zone erbose di boschi di latifoglie e conifere. E’ un fungo terricolo come tutti i funghi del genere Clitocybe,
gregario, cresce in gruppi numerosi in estate-autunno. Specie ubiquitaria, comune e diffusa, nei boschi, nei prati e nei
giardini, a tutte le altitudini, vistosamente attaccata alle foglie con il suo feltro miceliare, sopra le lettiere di latifoglie ed
aghifoglie. Secondo alcuni autori che non concordano sulla sinonimia, quando si trova in boschi di latifoglie si
tratterebbe di C. cerussata.
Lo trovo solo in questo mese?
No, lo si può trovare in tutta la stagione estiva e autunnale.
Come lo raccolgo?
E’ un fungo omogeneo piuttosto tenace quindi è sufficiente un po’ di attenzione per non romperlo mentre lo si raccoglie.
Come tutti i funghi va raccolto intero, quindi per scalzarlo è opportuno esercitare una leggera torsione e fare leva sotto
la base del gambo con la lama di un temperino (non va tagliato).
Con quali altri funghi posso confonderlo?
Le specie di Clitocybe con il cappello bianco o biancastro sono molte e sono tutte tossiche o sospette: per questo motivo
nessuna di esse può essere consumata. Tra le più comuni: Clitocybe dealbata, di taglia inferiore, con cappello depresso
con il margine ondulato e a lungo involuto; cuticola opaca, liscia e pruinosa, lamelle di tonalità chiare bruno-rosate;
carne con odore e sapore leggero di farina. Clitocybe cerussata è ormai considerata da molti autori, sinonimo di
Clitocybe phyllophila: l’habitat preferenziale sotto aghifoglia, la taglia ed altri piccoli particolari, vengono fatti rientrare
nella variabilità della specie. Clitocybe phæophthalma, piccola e facilmente distinguibile per il cappello grigio-bruno
chiaro, imbutiforme, avente lamelle fitte molto decorrenti e la carne scarsa con odore forte di rancido, da qualcuno
definito di pollaio, ed il sapore amarognolo.
Tra le specie commestibili confondibili troviamo il Clitopilus prunulus, che si differenzia abbastanza bene per il
caratteristico odore di farina, per la sporata rosa visibile negli esemplari maturi e per la fragilità della carne.
Un’altra specie commestibile confondibile è il Lyophyllum connatum che ha però odore caratteristico balsamico forte,
fortemente gregario e connato (concresciuto, dicesi stipiti fungini nati uniti, saldati almeno alla base), di colore bianco
candido in ogni parte.
Ha un odore o un sapore caratteristico?
Consultando i vari testi si va da “odore e sapore non significativi” a “sapore un odore leggeri di rancido” fino a “odore
da erbaceo a dolciastro e sapore astringente”.
Posso mangiarlo?
No! E’ una specie velenosa, responsabile di sindrome muscarinica, come anche altre specie: Clitocybe “gruppo
bianche” tra cui, C. cerussata , C. dealbata , C. rivulosa, numerose Inocybe, tra cui I. asterospora , I. praetervisa, I.
geophylla , I. rimosa (= I. fastigiata), Mycena pura, Mycena rosea, Mycena pelianthina, Mycena inclinata e altre
ancora.
Il principio tossico è un alcaloide isolato nell’Amanita muscaria, chiamato quindi muscarina, ritenuto responsabile della
sindrome. Ma allora perché la Amanita muscaria non compare tra le specie responsabili della sindroma muscarinica?
Perchè in realtà ne contiene una quantità molto piccola, e contiene invece in quantità maggiore altre sostanze (acido
ibotenico, muscazone, muscimolo) contenute anche nella A. pantherina e responsabili della sindrome panterinica.
La sindrome muscarinica è detta anche colinergica perché la muscarina imita l’azione dell’acetilcolina.
La latenza va da 15-30 minuti a 4 ore circa, e i principali sintomi sono: disturbi gastrointestinali, sudorazione profusa
con ipersecrezione di liquidi da naso, bocca e bronchi, disidratazione, tremori, brividi, restringimento della pupilla e
rallentamento del ritmo cardiaco (miosi e bradicardia), ipotensione e, talvolta, collasso cardio-circolatorio.
La prognosi è benigna, solo in rari casi è fatale, inoltre è l’unico avvelenamento da funghi per il quale esiste un antidoto
che è l’atropina.
Qual è il modo migliore per cucinarlo?
Non deve essere utilizzato in cucina.
Come è meglio conservarlo?
Se gli esemplari raccolti sono utilizzati a scopo didattico, per mostre, per ricerca, ecc., possono essere conservati in fri –
gorifero per 8-10 giorni (è opportuno avvolgerli con carta stagnola o pellicola per alimenti). Per utilizzarli anche dopo
molto tempo dalla raccolta, per es. per motivi di studio, può essere utilizzato un essiccatore in modo da privare il carpo –
foro di circa l’85-90 % di acqua, permettendo così di eliminare i microrganismi e conservare il fungo per un tempo molto
lungo (anni).
Note, curiosità
Il termine Clitocybe proviene dal greco κλῑτύς clitús declivio, pendio e κύβη cýbe testa: dalla testa inclinata, per la
forma del cappello generalmente imbutiforme, a causa delle lamelle decorrenti.
L’epiteto specifico phyllophila viene dal greco φύλλον phýllon foglia e da φίλος phílos amico, amante: che cresce
preferibilmente su un substrato di foglie.
La bibliografia è consultabile presso la sede del gruppo micologico.
GRUPPO MICOLOGICO NATURALISTICO CAVEZZESE ODV
V.Cavour, 38 – 41032 Cavezzo (MO)
TEL. 0535-58450
email: gmncavezzo@gmail.com