Nella storia della musica generalmente si intende  con il termine “Barocco” un periodo delimitato all’incirca dalla fine del 16° sec. alla metà del 17°, con questo termine si vuole indicare uno stile con caratteristiche abbastanza unitarie, sviluppatosi entro tale periodo.
Spesso il termine Barocco è stato usato non come categoria storica ma come una sorta di qualità stilistica vagamente contrapposta a quella “classica”: così la produzione artistica del Sei/Settecento veniva confrontata con quella dell’aureo periodo rinascimentale e interpretata in termini implicitamente negativi, come manifestazione di decadenza e di involuzione. Solo alla fine del 19° sec. Il termine incominciò ad assumere una connotazione non negativa e soprattutto una sua specificità. Alla base di questa rivalutazione del Barocco sta l'idea che esso va considerato un’espressione artistica originale che scaturisce da una nuova concezione dell’arte e della vita.
In questo lasso di tempo l'Europa intera è attraversata da una profonda crisi economica e sociale che a poco a poco investe anche gli aspetti culturali. I flagelli delle guerre, delle pestilenze, delle carestie imperversano a più ondate in quegli anni e provocano un decremento demografico. Più in generale la crisi investe la stessa espansione delle attività economiche: l'agricoltura, ma anche le imprese commerciali e manifatturiere, con un vistoso arresto della circolazione di merci e di denaro. Le stesse classi dominanti furono investite dal problema della diminuzione delle risorse e cominciarono a metter mano a un sistema di protezioni che aveva lo scopo di mantenere intatti i loro privilegi e le loro ricchezze. Il risultato fu il sempre più accentuato autoritarismo aristocratico: le grandi famiglie instaurarono metodi di governo sempre più intransigenti. Questi sintomi si manifestarono con tanto maggiore evidenza, quanto più la crisi economica era profonda: in particolare in tutta l’area del mediterraneo la situazione si fece via via più grave.
Per ottenere obbedienza e sottomissione il solo intervento repressivo non era sufficiente, Naturalmente occorreva anche una adeguata opera di persuasione e di integrazione sociale a livello dei valori ideali: a questa operazione doveva partecipare tutta la cultura dell’epoca, non solo sul piano della razionalità, ma anche su quello dell’emotività, non solo i filosofi dunque ma anche gli artisti. L'arte del persuadere e del commuovere appaiono dunque come strumenti essenziali di una strategia in cui la cultura estetica barocca è profondamente coinvolta. Gli artisti dell’epoca sanno cogliere con straordinaria e sensibilissima intuizione lo spirito della cultura dei loro committenti e mecenati e sanno tradurlo in immagini, in parole, e ovviamente anche in musiche che ne riproducono fedelmente i contenuti.
Fra la fine del Cinquecento e i primi decenni del Seicento si verifica in musica un complesso di eventi inediti, si’inventano nuove forme, si producono modificazioni stilistiche di rilievo. Gli stessi artisti ne sono consapevoli, sanno perfettamente di inaugurare un’epoca nuova nella storia della musica, e individuano nella teatrale imitazione degli affetti e delle emozioni per mezzo del canto monodico l'elemento caratterizzante il nuovo stile. In effetti si può convenire che tra le molte novità di quest’epoca, la retorica degli affetti sia indubbiamente l'invenzione più importante, quella che ha conferito alla nuova musica i suoi caratteri più specifici. Tutte le altre numerose invenzioni proprie dello stile barocco ruotano attorno a questa idea, cioè che la musica deve seguire una ben precisa retorica con un repertorio di figure ben individuabili e codificabili atte a produrre gli effetti emotivi desiderati. Il proiettarsi della musica, o meglio dello spettacolo musicale, sullo spettatore diventa il fine primo della musicalità barocca. Lo stesso sviluppo della musica strumentale e dell’uso solistico degli strumenti fa parte di questa propensione teatralizzante, che anche dove rinuncia alla voce, non rinuncia all’eloquenza e all’oratoria che si può ottenere egualmente con la voce dello strumento. Il discorso musicale si carica così di una forte tensione espressiva e il nuovo linguaggio armonico-melodico si presenta come il più consono a realizzare questa ideale oratoria degli affetti. Ma il pathos della nuova musica non si realizza attraverso una libera diffusione dell’espressione, bensì attraverso una giusta applicazione delle regole retoriche, sviluppando un vero e proprio vocabolario degli affetti da insegnare e trasmettere. Numerosi teorici del Seicento e del primo Settecento, hanno codificato questo nuovo linguaggio o dottrina degli affetti, nelle figure dell'armonia, negli ornamenti, nell’orchestra, nella voce degli strumenti, nelle nuove forme musicali, nelle nuove strutture della tonalità. Si tratta evidentemente di una subordinazione di parola e musica insieme all’ideale pervasivo di tutta la civiltà artistica barocca: esprimere o imitare gli affetti al fine di soggiogare il pubblico, per commuoverlo ed emozionarlo.

(Storia della musica – M. Baroni, E. Fubini, P. Petazzi, P. Santi, G. Vinay, Einaudi, 1988)

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